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Edizione di Martedì 8 Marzo – ultimo aggiornamento 15:35

Le Alpi sono sommerse di neve: perchè questo non risolverà la siccità attesa nel 2024.

A metà febbraio, l’Alpino paesaggio era segnato da una carenza di neve preoccupante, raggiungendo il 63% nelle Alpi e il 41% in Trentino-Alto Adige. In poche settimane, la situazione è radicalmente cambiata con nevicate abbondanti, raggiungendo in alcune aree i 2 metri e mezzo di neve fresca. Gli Appennini, generalmente trascurati in queste dinamiche, hanno visto il ritorno dei fiocchi bianchi, ma non senza conseguenze. La città di Vicenza, ad esempio, ha rischiato di essere sommersa da allagamenti.

Nonostante l’abbondanza di neve, gli esperti esprimono una cautela ben fondata. Le recenti precipitazioni non risolvono il rischio di siccità per quest’anno. Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino, mette in evidenza la necessità di trattenere e accumulare una frazione minima della pioggia caduta per garantire una sicurezza idrica a lungo termine. La pioggia tra febbraio e marzo può essere utile, ma le esigenze delle piante emergono più avanti, dopo le semine e con l’accrescimento. Inoltre, l’incertezza delle condizioni primaverili ed estive rende cruciale la gestione delle risorse idriche.

In Liguria, le abbondanti piogge hanno portato 290 milioni di metri cubi d’acqua in soli due giorni, superando di dieci volte l’invaso del Brugneto, principale bacino idrico regionale. Tuttavia, secondo Arpal, solo due bacini hanno quasi raggiunto o superato il primo livello di guardia. La gestione delle risorse idriche diventa, quindi, una questione di estrema importanza.

Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi), sottolinea come il rischio idrogeologico e la siccità siano due aspetti complementari. L’estremizzazione degli eventi meteorologici richiede nuove infrastrutture capaci di gestire picchi di disponibilità idrica, sia in eccesso che in mancanza. L’Italia, attualmente capace di recuperare solo l’11% dei 300 miliardi di litri di acqua che cadono annualmente, necessita di soluzioni più efficaci per evitare sprechi inaccettabili.

Coldiretti e Anbi hanno proposto progetti cantierabili per la realizzazione di invasi su tutto il territorio, rientranti nel Piano laghetti. Un incontro con il ministero delle Infrastrutture è previsto entro fine mese per approfondire questa strategia di trattenere l’acqua piovana.

Tuttavia, mentre le regioni settentrionali sembrano aver temporaneamente affrontato la sfida dell’acqua, al Sud l’allarme siccità persiste. La Sardegna è uscita dallo stato di emergenza idrica, ma alcune zone, come il Sulcis, rimangono critiche con solo l’11% d’acqua negli invasi. La Puglia ha visto la distruzione delle clementine a causa della mancanza d’acqua, mentre in Sicilia è stato attivato un piano di razionamento per 160 comuni. La situazione della diga Trinità di Castelvetrano solleva preoccupazioni aggiuntive sulla gestione delle risorse idriche. In Campania, la mancanza di oltre 146 milioni di metri cubi d’acqua nei serbatoi crea ulteriori tensioni nella regione.

In conclusione, sebbene le recenti piogge abbiano portato un sollievo momentaneo, la gestione sostenibile delle risorse idriche rimane una sfida critica, richiedendo soluzioni a lungo termine e un approccio integrato per affrontare il rischio di siccità in tutta Italia.